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La mia VITA
Estratto da Sicilia Motori n.9 settembre 1995

Sara' stato l'odore di olio bruciato, o il fragore dei bolidi luminosi alla "3 ore notturne di Siracusa", oppure le scorrerie sulla Abarth 1000 bialbero di mio padre (gia' perche' allora con le macchine da corsa si andava in giro per le strade e ne bastava una un po' tortuosa per fare allenamento), fatto sta che mi e' sempre stato impossibile immaginare la mia vita lontano dalle competizioni con tutto cio' che avesse un motore. Papa' smise di correre nel ' 63, quando avevo solo 5 anni, quindi le emozioni a cui mi riferisco, le ho vissute praticamente "in fasce" eppure il fascino delle sue imprese era talmente grande che conservo ancora nella memoria dei flash nitidissimi come quello di mia madre seduta tra gli spalti, con il viso tra le mani, per non guardare le peripezie di mio padre, impegnato in una furibonda rimonta, dopo il mancato avviamento della macchina ad una partenza ancora tipo "Le Mans".
le_mans.jpg - 8335,0 KE' logico dunque che il mio grande sogno fosse quello di fare il pilota ed e' pienamente giustificata la frase piu' ricorrente che mi si rivolge: "chissa' che emozione trovarsi a correre con una Formula 1!". E vi diro' di piu', la mia piu' grande aspirazione era riuscire a gareggiare nel Campionato di Formula 3, che consideravo gia' come un traguardo impossibile da raggiungere.Eppure, non ero per niente emozionato al mio primo Gran Premio ad Hockenheim, ne' ai successivi e neanche al primo test ufficiale a Silverstone in cui ho avvertito solo un certo "timore reverenziale" verso una vettura ed un ambiente che non conoscevo a fondo. Era stato sicuramente piu' emozionante fare tre quattro giri dietro Senna all'Estoril, quando nel 1992 ero collaudatore della March ed appariva ancora lontano e forse irraggiungibile il giorno in cui avrei potuto gareggiare con una Formula 1.
E' difficile spiegare come un avvenimento tanto agognato possa essere vissuto con fredezza, ma credo che nel mio caso non e' il raggiungimento dell'obiettivo in se' che mi tocca, ma piuttosto cio' che ci sta intorno. Quando , per la prima volta, mi sono seduto al volante di una Formula 3, a Varano alla fine della stagione 1984, raggiungendo quella che costituiva la massima aspirazione in appena un anno di corse, mi sono reso conto che quello che consideravo il mio punto d'arrivo era, in effetti soltanto l'inizio, e che i miei eroi non erano dei "Superman", ma degli esseri umani come me e quello che erano in grado di fare loro, potevo farlo anch'io. Cosi', con la stessa convinzione, ho cominciato a pormi obiettivi sempre piu' ambiziosi, uno dopo l'altro, convinto che esiste sempre qualcosa di piu' da conquistare, ma allo stesso tempo consapevole di potermi ritenere soddisfatto, qualunque fosse il traguardo massimo raggiunto.march.jpg - 6383,0 K
Ero, infatti conscio delle difficolta' a cui andava incontro un ragazzo che cominciava la carriera di pilota a 26 anni. "Va forte, ma e' gia' vecchio", sentivo ripetere sul mio conto, e cosi' nessuno se l'e' sentita di scommettere sul sottoscritto e mi sono rotrovato a fare non solo il pilota ma anche il manager, l'adetto stampa e il procacciatore di sponsor.. Ho dovuto lottare contro il tempo, fare acrobazie con budget sempre molto limitati, accettando, talvolta, anche situazioni di scarsa competitivita' pur di accedere a categorie superiori. E' stata dura, ma tant'e', in Formula 1 ci sono arrivato, a dispetto dello scetticismo di molti (ma non di chi aveva potuto osservarmi da vicino) e soprattutto grazie alla mia caparbieta'.
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