Hooligans in pole position. Non s'e' mai visto in Formula Uno, ma si teme che si debba sopportare una storiaccia simile. Si respira un'aria particolare ad Hockenheim, di paura. Strano, perche' della Formula Uno tutto si puo' dire, anche il peggio, ma non si puo' parlare male del pubblico. Di solito, centomila, centocinquantamila persone composte, che si godono la gara. Ora, invece, si viene a sapere che i tifosi tedeschi e britannici potrebbero picchiarsi, provocare incidenti. I soliti scemi, insomma, esaltati dall'ultimo autoscontro, quello di Silverstone, tra Michael Schumacher e Damon Hill. Le autorita' tedesche hanno annunciato misure straordinarie di sicurezza ad Hockenheim. Non solo, gli uomini della Williams non indosseranno l'uniforme tradizionale, ma abiti "civili" e viaggeranno su auto senza il logo del team. Hanno paura dei teppisti tedeschi. Cosi', dall'altra parte, si e' preoccupati per l'incolumita' di Schumacher che potrebbe essere preso di mira da qualche deficiente travestito da tifoso di Damon Hill. S'impari, appunto, da Damon Hill, ragazzo intelligente, che ha detto a Schumacher. "Su, facciamo pace". S'attende ancora adesso una risposta intelligente da Schumacher.
Un tipo, intelligente, sicuro, e' tale Giovanni Lavaggi. Si capisce da come si comporta, da come vive: non una parola di piu', ne' una di meno. Giovanni Lavaggi e' cosi', non parla mai a vanvera. In un mondo come la Formula Uno, dove l'aria fritta si sente, si respira, si tocca addirittura, il pilota siciliano soffrira' un po'. Ma l'ha voluta lui la Formula Uno. Finalmente l'ha raggiunta, a 37 anni non ancora suonati (in febbraio il compleanno). Debuttera' domani (in prova) e domenica (in gara) ad Hockenheim, nel GP di Germania, con la Pacific. Esordiente a 37 anni, cioe' quando gli altri si ritirano e' curioso.
Come mai? Non poteva godersi i suoi soldi, le sue vittorie in America, dove ha vinto, tanto per dirne una, la 24 Ore di Daytona, la sua laurea in ingegneria meccanica, la sua residenza miliardaria, ovvio, a Montecarlo? No, s'e' messo in testa la Formula Uno e se l'e' presa. Per forza - osservano le linguacce - Lavaggi e' pieno di soldi, ha sponsor potenti alle spalle, non gli e' stato difficile realizzare il sogno della sua vita. |
"Non diciamo fesserie - s'inquieta Lavaggi - la si smetta con questa storia. Non e' vero che io sia un pilota con la valigia piena, piena di denaro. Altrimenti, non avrei impiegato tanto tempo per arrivare in Formula Uno". |
La sua vita e' da raccontare. Come sempre in poche parole: "Mio padre non mi ha mai dato una lira. Non credeva nelle corse. Studia che e' meglio, mi diceva. Aveva ragione, ho seguito il suo suggerimento, tanto e' vero che mi sono laureato. Ma la passione e' passione, non c'e' niente da fare".
Allora cosa combinava Giovanni Lavaggi? "Correvo, eccome se correvo. Ho iniziato con le moto. Di notte rubavo la benzina, per fare il giorno dopo le mie gare". Lo sbarbato cresce, lascia la Sicilia, viene a Milano a studiare. Libri d'ingegneria e corse: ecco il pane quotidiano.
"Per fare qualche soldino, per mantenermi studi e corse ho fatto il corriere. Trasportavo le (pizze), cioe' i filmati televisivi di canale 5. La mia tratta era Milano-Bologna-Firenze_Perugia. Andavo come un matto. | Nei week-end mi fermavo a Magione, dove c'e' la scuola di pilotaggio di Henry Morrogh. Ho trovato in Morrogh una persona straordinaria. Ha creduto in me. E' stato il primo". |
Ecco, nasce Lavaggi professionista. Prima la Formula Panda, dove vince, poi la Formula 3000, dove vince, poi ancora l'America, dove vince. Ma la Formula Uno e' sempre lontana, non lo degna d'attenzione. S'e' accorta di Lavaggi solo oggi. Tardi, troppo tardi. "Per me va bene. Voglio dimostrare a me stesso di poter correre in questo mondo. Senza Formula Uno in Europa non sei nessuno"